La cultura aziendale è un problema per le farmacie in Italia?
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22/12/2022Siamo a tutti gli effetti in un periodo di incertezza.
I mercati sono volatili, le garanzie sono basse.
Tendenzialmente ci aspettiamo una recessione che, unità all’aumento dell’inflazione, porterà le persone ad abbassare il proprio potere di acquisto.
Ci aspettiamo quindi una contrazione delle vendite sul lato Parafarmaco, ormai sempre più driver della crescita di una farmacia.
Se si ferma quello potrebbe risentirne l’intero fatturato, questo è scontato, ma soprattutto l’ebitda della farmacia.
In più ci mettiamo pure che il costo di acquisizione del cliente sarà sempre più alto, anche in virtù del fatto che in tempi di ristrettezze economiche le persone porranno sempre più attenzione al prezzo dei prodotti.
Però una costante rimane.
Le farmacie, come ogni altra azienda, hanno bisogno di crescere.
Ma come si fa a crescere se si riducono i margini e quindi il budget da dedicare alle campagne di sponsorizzazione?
Possiamo farlo rispolverando un’antica strategia di marketing, quella del co-branding.
Co-branding in farmacia
In sostanza con il co-branding andiamo a unire le forze e la potenza comunicativa di due realtà affini.
E attenzione, quando parlo di affinità mi riferisco a un’affinità di valori, e non per forza di settore.
Impegnarsi in una strategia di co-branding con un altro brand significa quindi intraprendere un pezzo del proprio cammino di crescita assieme.
Questa unione di forze può essere molto utile per aumentare la notorietà del brand e intercettare nuovi segmenti di target e quote di mercato.
Ma prima di tutto qual è la conditio sine qua non affinché una strategia di co-branding funzioni a dovere?
Io lo chiamo il metodo ACR, e se mi segui tra qualche riga te ne parlerò.
È un metodo, nel senso che sono degli step che dobbiamo per forza validare prima di iniziare un rapporto di collaborazione con un altro brand.
Se il metodo non trova corrispondenza, lasciate perdere.
Sarà per un’altra volta.
Ad ogni modo il metodo ACR è il seguente:
Awareness: il consumatore finale deve conoscere entrambi i brand. Non serve che sia già cliente di entrambi ma deve essere consapevole che i due esistano.
Coherence: i valori dei due brand devono essere allineati tra loro. Come dicevo prima con il co-branding si intraprende un pezzo di cammino insieme per cui è essenziale trovare affinità in questo.
Relevance: le associazioni che verranno evocate con il co-branding dovranno essere rilevanti per i clienti
Co-branding in farmacia, perché è uno strumento utile per il tuo marketing
Il concetto che sta alla base del co-branding è semplice.
I due brand si uniscono in un’azione sinergica in modo che l’autorevolezza di ciascuno goda della forza conferita dall’altro.
In sostanza si usufruisce delle sensazioni e associazioni positive del brand partner per attribuirle a se stesse, e in cambio si fa lo stesso.
In questo modo si riesce ad arrivare ad un bacino di utenti, già potenzialmente in target ma per qualche motivo lontani dalla nostra realtà, in modo molto più veloce e sicuro.
Utilizzo la parola “sicuro” perchè come detto prima ci facciamo forza dei valori positivi che il brand partner promuove e per cui è già conosciuto in quella nicchia.
In questo modo andiamo a lavorare su diversi fattori come ad esempio l’aumento della propria base clienti, ma anche sulla redditività che si genera dall’unione delle due forze.
Inoltre, il co-branding se gestito correttamente permette di guadagnare ancora qualche quota di mercato che, per qualche motivo avevamo lasciato scoperta nel nostro territorio.
Infine, gli elementi che intuitivamente andranno a giovare di questa strategia di marketing sono la brand loyalty e la brand image.
Co-branding, alcuni esempi storici
Probabilmente ci ricordiamo tutti della collaborazione tra Nike e Apple, e il famoso Apple Watch Nike Edition.
La partnership di co-branding è nata come un modo per portare la musica da Apple agli allenamenti dei clienti Nike utilizzando la potenza della tecnologia.